"Opera proibita" è il titolo dell'ultimo cd di Cecilia Bartoli; si riferisce al fatto che l'opera lirica, a Roma, fu per lungo tempo proibita alle donne. Siamo nel 1700, trecento anni fa: i papi dell'epoca vietarono sia l'opera lirica (sostituita dagli "oratori" su soggetto sacro, da eseguire in forma di concerto) sia il fatto che nei concerti intervenissero interpreti di sesso femminile.
Come spiega bene la Bartoli in un'intervista, " Quando Haendel ebbe la prima del suo oratorio "La Resurrezione" a Palazzo Bonelli, residenza dell'allora marchese Ruspoli, ci furono dei problemi. Si vide entrare, nei panni della Maddalena, la cantante Margherita Durastanti, e a quei tempi le donne artiste non erano viste di buon occhio. Tanto che si racconta di un'ammonizione di "Sua Beatitudine". In conseguenza di ciò, alle recite successive l'interprete femminile fu sostituita da un sopranista castrato. (...)."
In questo disco, Cecilia Bartoli interpreta per l'appunto alcune delle arie che, all'epoca dell'arrivo del giovane Haendel a Roma (1706) una donna non avrebbe mai potuto cantare in pubblico. E' una cosa che può fare impressione (a me ne fa ancora tanta), ma in quell'epoca le voci dei cantanti "castrati" erano considerate normali, e per la Chiesa di Roma far cantare una donna era fonte di peccato, mentre far castrare dei bambini per poterli far cantare da soprano era cosa normale e preferibile all'avere una donna cantante... Eh già, perché il punto è questo, e chi conosce un po' la storia della musica lo sa: per far cantare un adulto con voce da soprano è necessario castrarlo da bambino, prima della muta della voce; e così si faceva, col beneplacito di papi e cardinali (ma poi non è detto che l'operazione andasse a buon fine, in senso artistico: e c'erano molti disgraziati castrati da piccoli senza purtroppo aver potuto poi diventare cantanti da adulti). I compositori si adattavano, trovavano dei bravi cantanti (a volte eccellenti) e li scritturavano, in alternativa alle donne, usando di volta in volta, secondo le esigenze del momento, donne o castrati: perché la scrittura musicale non cambia, si tratta sempre di soprani e di contralti e il pentagramma non fa distinzioni di sesso.
Era il gusto del tempo, e ci sono rimasti molti grandi capolavori (di Haendel, di Gluck, di Scarlatti...) in cui il protagonista è maschile, magari un Giulio Cesare o un Nerone, ma canta con voce da soprano o da contralto: un effetto straniante al quale ci si abitua anche oggi, perché è chiaro da subito che questo genere di teatro ha ben poco a spartire con il mondo reale, ma si nutre di musica e di sogni. Poi i gusti sono cambiati, grazie soprattutto all'opera buffa, che prediligeva le voci "normali e quotidiane"; e già Mozart alla fine del Settecento smette di scrivere per i castrati, che pure ancora circolavano per i teatri. E poi arriverà l'Ottocento, con l'avvento delle voci di tenore e di baritono, e dei castrati si perderà quasi la memoria. In teatro, però: perché nella Cappella Sistina continueranno a cantare i castrati, e l'ultimo di loro (il Moreschi) farà in tempo a incidere dei dischi, cent'anni fa.
Beh, ormai è storia, questi incubi appartengono al passato e oggi, per nostra grande fortuna, se qualcuno provasse a ripetere quell'operazione su un bambino finirebbe in un manicomio criminale; ma io penso a quante critiche si è preso papa Giovanni Paolo II, negli anni scorsi, per aver osato chieder scusa degli errori della Chiesa. E' stato un atto dovuto, e molto coraggioso perché si presta a letture stupide e maligne, quasi che chiedendo scusa degli errori si metta in discussione anche tutto il buono che è stato fatto... Anche Papa Wojtyla ha fatto qualche scelta discutibile, nel suo pontificato; ma per questa sua richiesta di scuse a quanti hanno subìto del male per via di quante volte ci siamo discostati, noi cristiani, dal messaggio di Cristo ( quello vero, quello che è scritto a chiare lettere nei quattro evangeli, rimasti immutati in questi duemila anni eppure spesso non letti o interpretati a capocchia) , per il suo abbraccio con il rabbino di Roma, per i suoi incontri con le altre religioni, mi permetto di unirmi al coro di chi lo vorrebbe Santo, e magari subito.
Giuliano 27 ottobre 2005
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