sabato 1 agosto 2009
Opinion makers e lavaggi del cervello
Rubo una frase a Gianni Mura, grande giornalista e appassionato di canzoni, che su Repubblica scrive: " I dj ormai sono più inflessibili dei buttafuori, decidono loro che tipo di canzone si deve trasmettere, durata e strumenti impiegati. (...) mi dicevano giorni fa che la semplice presenza di mandolino e fisarmonica in una canzone costituisce di per sè una bocciatura, una non messa in onda da parte della radio (...) ". A me le fisarmoniche piacciono, da sempre. Ho scoperto che ce ne sono di tanti tipi: piccole, grandi, bandoneon, bajon, organetti diatonici, ognuna col suo timbro e la sua tecnica. Mi piacciono anche le pive, le cornamuse, le launeddas, le ocarine di Budrio, i cucchiai da minestra suonati come percussioni, e quant'altro ancora vi può venire alla memoria. Ma, è vero, le fisarmoniche sono state messe al bando: resistono solo in piccole nicchie, che per fortuna hanno appasionati molto forti e combattivi.
Ma la tv e la radio le fanno ormai gli inserzionisti, e i pubblicitari a loro legati: gli uffici marketing, insomma. La programmazione televisiva, il palinsesto, non la fanno più i direttori di rete ma le compagnie telefoniche, le compagnie automobilistiche, le assicurazioni, la Nestlé, la Procter & Gamble, la Kinder Ferrero, la Sony, e via elencando. Questi signori fanno disamine attente di ciò che piace e di ciò che non piace: una musica che piace a mille persone non è musica, non ha interesse commerciale. Neanche se i mille diventano diecimila ha diritto di esistere. E, se i mille diventano centomila, ma quei centomila non consumano formaggini o ricariche di cellulari, va cancellata seduta stante. Siamo tutti omologati, "normalizzati", come il foglio A3 sul quale sto scrivendo questi appunti: e se volete fare qualcosa di diverso fatelo, purché sia a casa vostra e non vi ascoltino i vostri vicini, se no passerete dei guai.
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