Negli anni Cinquanta fervevano i laboratori di fonologia. Ancora oggi, credo, a Parigi c'è l'IRCAM: compositori eminenti studiavano la nascente musica elettronica, creando quei suoni misteriosi e inquietanti che siamo abituati ad associare ai film di fantascienza. Ci sono molte testimonianze su quel periodo, perché nel Laboratorio di Fonologia della Rai lavoravano nomi illustri: Luciano Berio, Luigi Nono, Bruno Maderna, e Umberto Eco che ogni tanto ci faceva un giretto. A Parigi, Pierre Boulez e Olivier Messiaen, magari l'ungherese György Ligeti le cui musiche (un Requiem) furono scelte da Kubrick per il viaggio verso Giove dell'astronauta Bowman.
Luigi Nono scriveva musiche per pianoforte e nastro magnetico dal titolo criptico e leggero: cose come " ...sofferte onde serene..." e " Como una ola de fuerza y luz" o " A floresta è jovem e cheja de vida". Anni prima, un ingegnere russo (pardon, sovietico) aveva inventato il teremin, uno strumento che si suona solo muovendo le mani su un campo magnetico, cioè sul nulla, e che fu in odore di esorcismo e scomunica per questa stregoneria (nell'immagine, il signor Theremin in persona). Poi, negli anni 60 e 70, i primi computer, i moog e i sintetizzatori che riproducevano un'intera orchestra (beh, qualcosa che le somiglia) però suonate da una sola persona su una tastiera, e che furono molto usate dal rock e non solo dalla musica d'avanguardia. Di sicuro qualcosa del genere l'avete ascoltata: è la tipica colonna sonora dei film (di fantascienza e non solo), e di solito la si apprezza perché molto consona al momento e alle immagini (terrore, angoscia, inquietudine).
Cos'è rimasto di quel periodo? Qualche foto in bianco e nero, si direbbe. Gli antichi signori che passavano ore nei laboratori di fonologia sono stati decisamente sorpassati, forse anche sepolti, dal progresso scientifico dei nostri ultimi anni. Pensavano di trovare un nuovo violino o un violoncello, e invece sono arrivati i disk jockey delle radio private, i rappers e i campionatori. Ultime arrivate nel campo della musica elettronica, e grandissimo successo planetario, sono le suonerie dei telefonini. Devo dirlo? Mi fa un po' di tristezza, ma forse era inevitabile. L'unica cosa che proprio non sopporto è il violino elettrico: se violino deve essere, che sia un violino vero: altrimenti è meglio usare una tastiera. E, soprattutto, non ho mai sopportato i rappers che mettono le dita sugli lp, usati a mo' di strumento musicale. Non c'entra nulla con la musica elettronica, ma per quelli della mia generazione vedere le ditate sui microsolchi è ancora un obbrobrio, roba da mettersi le mani nei capelli.
Aggiornamento al 21 aprile 2018: al telegiornale, dando notizia della prematura scomparsa di un disk jockey svedese di ventotto anni, si usa l'espressione "pioniere della musica elettronica". Così è andata, e tanti saluti a Bruno Maderna e a Luciano Berio.
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