«Il cappello per la moneta è un trucco degli angeli per dissimularsi e muoversi indisturbati, con statuto-lasciapassare di mendicanti. La gente crede che aspettino monete, invece sono loro a riempirci le tasche d'oro.» (Guido Ceronetti, dal "Corriere della Sera" del 24.12.2001)
" ... I dreamt I dwelt in marbles hall..." E' una melodia dolce e famosa quella che mi coglie, del tutto impreparato, in un pomeriggio d'inverno a Como, mentre passeggio in pieno centro. Sono una ragazza e un ragazzo, presumibilmente inglesi: lei canta e lui l'accompagna. E' un'aria famosa, soprattutto nei paesi anglosassoni: viene dall'operetta di Balfe "The bohemian girl", e la ragazza è perfetta nel canto e nell'espressione.
Forse la conoscete anche voi: non tanto perché ne parla Joyce, ma forse grazie a Stan Laurel e Oliver Hardy, due vecchi e cari angeli del tempo passato. Il film segue alla perfezione la trama dell'operetta: una giovane zingara racconta un suo sogno, nel quale si trovava in un meraviglioso palazzo ricco di marmi. Lei non lo sa ancora, ma si tratta di un ricordo, e non di un semplice sogno: e presto arriveranno i ricchi signori a recuperare la figlia che credevano perduta. Gli zingari non sono cattivi e non hanno rapito la bambina (questo in un'operetta non succede mai): e, soprattutto, i due zingari che hanno fatto da padri alla bambina, per tutti questi anni, sono proprio Stanlio e Ollio. Due padri amorevoli: mentre la bambina racconta il sogno meraviglioso, Ollio ascolta estasiato, e Stanlio (estasiato anche lui) si mangia tutta la colazione; si giustificherà poi dicendo di averlo fatto "perché aveva paura che si freddasse".
Capita spesso, sotto le feste, di incontrare musicisti da strada. Di solito sono molto bravi, suonano bene e cantano anche meglio. A Milano gira un magnifico fisarmonicista ucraino, che suona il Temporale di Vivaldi e la Toccata e fuga di Bach senza sbagliare una nota; si mette lì col piattino ma non credo che ne abbia bisogno, forse lo fa solo perché gli piace. E poi tanti peruviani, quelli ci sono sempre; sono invece quasi scomparsi i nostri pastori, quelli che suonavano la piva, ed è un peccato. Un altro giorno, tre anni fa, quando pensavo di essere felice e forse lo ero, sempre a Milano, davanti alla Loggia dei Mercanti (il posto più antico della città), un altro gruppo di giovani (forse inglesi) eseguiva in maniera perfetta l'antica leggenda di Matty Groves, una ballata resa celebre dai Fairport Convention. Anche quel giorno, come a Como tanti anni fa, tutto era perfetto: l'aria fredda, la giornata grigia ma non troppo, le sciarpe di lana, l'ora vicina al crepuscolo. Ma il tempo passa, anche quel Natale è passato, chissà cosa canteranno i giovani inglesi fra vent'anni per riscaldarci i cuori e farci venire nostalgia...
(Giuliano 21 dicembre 2006)
domenica 9 agosto 2009
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