In uno dei post precedenti ho chiamato in causa il mio vecchio e caro gatto, oltre al piacere del ricordo, perché ogni tanto leggo sui giornali articoli più o meno scientifici che parlano del rapporto tra musica e cervello, l’incremento delle capacità intellettuali attraverso la musica, eccetera. Di solito sono articoli molto superficiali, che danno informazioni parziali e distorte: purtroppo capita quasi sempre così con l’informazione scientifica, ed è un peccato. A volte sembra che i neuroni migliorino grazie a Mozart, altre volte il titolista spara che è l’heavy metal a rendere più intelligenti, e che l’effetto Mozart non esiste ed è stato sconfessato completamente quello studio del’93; e così non ci si capisce più niente.
Non sono un neurologo e nemmeno un musicista, però so per certo che per capire la grande musica, Mozart e Beethoven ma soprattutto i contrappuntisti, occorre sapere cosa stanno facendo. Se non si ha nozione di quello che accade in Bach, o in Couperin o in Scarlatti, la loro musica sembrerà assurda e noiosa; ma avendone qualche nozione, o essendo predisposti in partenza alla musica e alla matematica, certamente il nostro cervello ne trarrà vantaggio. Del resto, è un ragionamento così semplice che in altri campi ci arriviamo subito tutti: mettere in mano Dante ad un analfabeta, o a una persona che non ha nessuna voglia di leggere, è del tutto inutile; così come un trattato di fisica o di chimica risulterà illeggibile se non c’è qualcuno a spiegare almeno i primi rudimenti.
Un’altra certezza è che il nostro primo suono musicale è il tamburo: è il battito del cuore di nostra madre, prima ancora di nascere. Un suono semplice, ritmato, forte: anche qui non si scopre nulla di nuovo, è il grande fascino dei ritmi tribali, dell’heavy metal, ma è anche l’inizio della Prima Sinfonia di Brahms.
Fu Jean Philippe Rameau, grandissimo musicista e di grande successo in vita (cosa che capita a pochi) a cercare di mettere anche gli affetti e le emozioni nella teoria musicale: lo fece nel 1722, pubblicando il suo “Trattato dell’armonia ridotta ai suoi principi naturali”: la musica non è solo un rapporto matematico, sembrerebbe dire Rameau. I suoi critici dicono che è un discorso confuso, solamente teorico, poco utile nella pratica, ed è per questo che il suo sistema è stato messo da parte. Oggi il trattato di Rameau lo leggono solo gli eruditi, e io non so nemmeno suonare tre battute messe in fila senza interrompermi; ma posso garantirvi che il la minore è davvero triste e malinconico, che l’accordo di do maggiore è chiaro e luminoso e quello di do minore è inquietante, che il si minore è la tonalità del ricordo. E tante altre cose, come per esempio che, ascoltando distrattamente un cd, di solito sobbalzo e mi fermo davanti ad una tonalità ben precisa, senza nemmeno sapere cosa sto ascoltando: ed è il mi bemolle maggiore, bello e strano come i nostri sogni migliori.
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3 commenti:
Mi fai sentire il mi bemolle maggiore? Indicami un momento musicale...:))
Scusami, ma mi hai incuriosito.
è uno degli accordi più utilizzati dai grandi musicisti, insieme al do minore. Due esempi al volo: Mozart il Concerto per pianoforte n.14 K449 e ancora Mozart la Sinfonia n.39 K543
però le cose più belle sono nascoste fra i tempi delle Sonate, un po' tutti i musicisti.
(io però non sono un musicista, la musica l'ho studiata un po', ma tanto tempo fa...)
Grazie, sei gentilissimo! :)
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