Ecco una piccola lista di cose e persone, necessariamente incompleta, che un ragazzo di 15 o 20 anni non ha mai visto in tv (tantomeno sulla Rai, servizio pubblico): Charlie Chaplin, Buster Keaton, un concerto di Beethoven, un’intervista a Claudio Abbado, un’opera lirica, il teatro di Pirandello, l’hockey su ghiaccio, il curling, Carlos Kleiber, un quartetto d’archi, il basket NBA, Raoul Casadei, “Rashomon” di Kurosawa, “La strada” di Fellini, un balletto classico, un balletto moderno, un cantastorie siciliano, un fisarmonicista vero, eccetera eccetera eccetera.
Quand’ero ragazzo io, e fino a una decina d’anni fa, queste cose in tv passavano con grande facilità. Insomma, c’era la possibilità di farsi un’idea del mondo indipendente dalle campagne pubblicitarie e da tutto il resto che tanto piace a chi ci comanda oggi. O, per dirla meglio: “Alcune sere fa si è verificata a Roma una concomitanza di eventi. All’Auditorium, Claudio Abbado dirigeva la Settima Sinfonia di Mahler; al teatro Sistina, Enrico Montesano debuttava con il suo varietà “Noio vulevam savuar”. Con tutto il rispetto per Montesano, i due eventi erano assolutamente incomparabili. Ad ascoltare Mahler c’era il Presidente della Repubblica; a vedere il varietà c’era Silvio Berlusconi. Ognuno passa le serate come crede, ovviamente; ma, passandole come crede, si rivela. In cinque anni, il capo del Governo non ha mai, dico mai, manifestato il minimo interesse, la minima premura, per libri, cinema, teatro, arti figurative, musica, insomma la cultura. Dirò di più: questa parola, “cultura”, egli non l’ha mai pronunciata. Ci meravigliamo se, dal profondo della sua insensibilità, egli abbia detto sul teatro d’opera, a cominciare dalla Scala, le offensive sciocchezze che ha detto? (…)” (Corrado Augias, 21 ottobre 2005, La Repubblica- rubrica lettere)
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