Giuliano 1 ottobre 2005
A metà settembre ricevo una mail da Ettore P., che non è Petrolini ma un cognome comunque famoso, almeno qui a Milano. Lapidario, in una sola frase, mi chiedeva come posso fare per diventare anch'io un homo sapiens. La prima risposta, automatica, è che si tratta di una definizione scientifica che ci spetta per nascita: e che quindi non si può diventare homo sapiens e che non c'è alcun merito ad esserlo. Ogni cavallo è equus caballus, ogni lupo è canis lupus, ogni leone è felis leo, eccetera. (la zanzara più comune da noi è culex pipiens, ma ce ne sono di molte altre specie, tutte ugualmente noiose).
Ma poi penso a come sia facile essere fraintesi, scrivendo ma anche parlando, di persona. E' un'esperienza che abbiamo fatto tutti: magari uno scherza e gli altri lo prendono sul serio, oppure stai serio perché hai il mal di denti e tutti pensano che sei antipatico e malmostoso e che ce l'hai con qualcuno. Suppongo che Ettore P. volesse dirmi che sto su un piedistallo e giudico gli altri dall'alto della mia sapienza, o qualcosa di simile; allora mi guardo allo specchio e non mi riconosco in questo ritratto. Racconto le mie impressioni, parlo delle cose che mi piacciono, conosco bene i miei limiti (faccio l'operaio, non sono laureato, non ho mai visto un'università dal di dentro, tanto per dire). E' triste dover star sempre lì a giustificarsi, comunque le mie opinioni e i miei stati d'animo ormai sono qui in archivio, non mi nascondo e, a parte la necessaria rettifica su quel che mi credo di essere (ho un sacco di difetti e di problemi, purtroppo: come tutti) davanti a chi sa leggere non mi metterò certo a piangere d'essere stato frainteso, come invece fanno i capi di governo e i professionisti della comunicazione. Caso mai tutto questo dovesse creare dei problemi, vuol dire che starò zitto, o magari che tornerò ai limericks e alle rime per bambini, che quand'ero Emilio Gauna su Golem mi venivano molto meglio, a detta di tutti.
Longlegs – Oz Perkins
1 ora fa
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