venerdì 24 luglio 2009

I draghi di Calvino ( III )

«...In ogni caso San Giorgio compie la sua impresa davanti ai nostri occhi, sempre chiuso nella sua corazza, senza rivelarci nulla di sé: la psicologia non fa per l'uomo d'azione. Caso mai potremmo dire che la psicologia è tutta dalla parte del drago, coi suoi rabbiosi contorcimenti: il nemico il mostro il vinto hanno un pathos che l'eroe vincitore non si sogna d'avere (o si guarda bene dal mostrare). Di qui a dire che il drago è la psicologia, il passo è breve: anzi, è la psiche, è il fondo oscuro di se stesso che San Giorgio affronta, un nemico che già ha fatto strazio di molti giovani e giovinette, un nemico interno che diventa oggetto di estraneità esecranda. E' la storia d'un'energia proiettata nel mondo o è il diario d'una introversione?
Altri dipinti rappresentano la fase successiva, (il drago steso al suolo è una macchia sul terreno, un involucro sgonfio) e vi si celebra la riconciliazione con la natura, che cresce alberi e rocce a occupare tutto il quadro, relegando in un angolo le figurine del guerriero e del mostro (Altdorfer, a Monaco; Giorgione, a Londra); oppure è la festa della società rigenerata, intorno all'eroe e alla principessa (Pisanello, a Verona, e Carpaccio nelle tele seguenti del ciclo, agli Schiavoni). (Sottinteso patetico: l'eroe essendo un santo non vi saranno nozze ma battesimo). San Giorgio conduce al guinzaglio il drago nella piazza per metterlo a morte in una pubblica cerimonia. Ma in tutta questa festa della città liberata dall'incubo, non c'è nessuno che sorrida: tutti i volti sono gravi. Suonano le trombe e i tamburi, è un'esecuzione capitale che siamo venuti ad assistere, la spada di San Giorgio è sospesa in aria, stiamo tutti col fiato sospeso, sul punto di comprendere che il drago non è solo il nemico, il diverso, l'altro, ma siamo noi, è una parte di noi stessi che dobbiamo giudicare. Lungo le pareti degli Schiavoni, a Venezia, le storie di San Giorgio e di San Girolamo continuano l'una di seguito all'altra come fossero una storia sola. E forse sono davvero una sola storia, la vita d'uno stesso uomo, giovinezza maturità vecchiaia e morte. Non ho che da trovare la traccia che unisca l'impresa cavalleresca alla conquista della saggezza. Ma se proprio adesso adesso ero riuscito a rovesciare il San Gerolamo verso il fuori e il San Giorgio verso il dentro? »

(Italo Calvino, Il castello dei destini incrociati, capitolo finale)



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