Era primavera, e Carl Gustav Jung stava ascoltando una sua paziente che gli raccontava d'aver sognato lo scarabeo sacro, quello degli antichi egizi. Proprio in quel momento, entra nella stanza, ronzando rumorosamente e con un volo lento e pesante ma efficace, uno scarabeo bellissimo: la cetonia aurata.
E' uno degli insetti più comuni dalle nostre parti, ed è bellissima: è verde brillante, sembra una pietra preziosa e il suo bruco vive sulle rose. Chissà quante volte l'avrete vista. E' del tutto innocua, anche se le cronache raccontano che, se spaventata, emette un umore molesto. L'ho letto, ma a me non è mai successo. Me ne è entrata una in casa, proprio ieri: era la prima della stagione, l'ho raccolta per farla uscire, e siccome avevo le mani un po' bagnate si è fermata a bere sul mio palmo; ci ha passeggiato sopra un po', come se fosse una grossa coccinella (sono parenti: coleotteri entrambi, non come gli scarafaggi che sono blatte - tutta un'altra cosa ), e poi è volata via.
Per gli antichi, gli insetti erano spesso associati alla reincarnazione, o alla rinascita. L'esempio più bello sono le farfalle, ma gli antichi egizi avevano osservato attentamente anche gli scarabei. Gli insetti (ma non tutti: solo gli olometaboli) nascono da uova, e diventano larve o bruchi. Poi il bruco muore, o così sembra: diventa duro, immobile, secco e rimane così per molto tempo; ma poi rinasce, ed è qualcosa di totalmente diverso. Chissà, forse capita così anche a noi, che non ce ne accorgiamo; e la Natura (o chi per lei) ci ha fatto lo scherzo di metterci sotto gli occhi una cosa che non possiamo comprendere, così come il bruco non può comprendere la farfalla.
giovedì 16 luglio 2009
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