giovedì 16 luglio 2009

Tarme e tignole, tarli e balanini

Che bestia è il verme della mela? Beh, innanzitutto non è un verme, è un baco, un bruchino. Per sapere esattamente che cosa è ci ho messo una vita, e se ci sono arrivato è solo grazie a internet: i testi universitari sono sempre stati molto costosi, ed è difficile consultarli a dovere se non sei iscritto ad agraria. Invece oggi è tutto più facile: il baco della mela è il bruco di una farfallina che si chiama Cydia pomonella L., o carpocapsa del melo (ma ce ne sono molte altre varianti). Di solito non mangia la mela, ma il seme; e poi si scava la via verso l’uscita, in un percorso molto duro e accidentato. Lo stesso baco, "cydia pomonella" o uno stretto parente, oppure del genere "carpocapsa", si può trovare anche dentro le noci. (notizie da http://www.agraria.org/ )



Il verme che fora le nocciole, e le castagne invece è un coleottero piuttosto grazioso, il balanino elefante; ma questo lo sapevo da tempo. “Balana” pare che sia un altro nome della ghianda, e per estensione il nome è passato a tutti questi curiosi insettini. Se non ho capito male, ogni balanino è specializzato nel forare il guscio di qualcosa, ghianda o nocciola o castagna che sia. Sul sito www.accazeta.eu/consigli.htm (del quale ho molto approfittato) trovo una descrizione del loro modo di vivere: « Gli adulti erodono le foglie e forano le giovani nocciole provocandone la cascola. Le nocciole danneggiate in fase più avanzata vengono invase da funghi e finiscono anch'esse per cadere al suolo. Le larve si nutrono del seme e, quando raggiungono la maturità, fuoriescono e la nocciola cade, causando perdite produttive di notevole entità, soprattutto sulle varietà precoci , con nocciola grossa e a guscio tenero.»

Torniamo alle farfalline con le tarme, quelle dei vestiti e quelle della pasta e della farina. «Con il termine " TARMA " si indicano alcune specie di Lepidotteri (farfalle) appartenenti alla famiglia dei Tineidi ( tignola ) le cui larve sono in grado di nutrirsi su particolari substrati organici ove è presente la cheratina. La cheratina è il costituente fondamentale delle piume e delle pellicce degli animali. Pertanto le larve delle tarme possono nutrirsi a spese di pellicce, di lana, di tessuti in seta ed anche di fibre di origine vegetale (cotone). Le specie più diffuse in Italia sono: Tineola pellionella L.: tarma dei panni, della lana e delle pellicce. Tineola bisseliella Hum.: tarma chiara dei panni. Le condizioni ottimali di sviluppo sono una temperatura di 25 °C ed una umidità relativa del 75%. In queste condizioni il ciclo si compie in pochi mesi. Le femmine depongono le uova direttamente sul materiale ove si nutriranno le larve. Le larve solitamente sono poco visibili. La larva all'approssimarsi della maturità costruisce un astuccio utilizzando anche frammenti di peli o di fibre. All'interno di questo astuccio si formerà la crisalide che, dopo lo sfarfallamento dell'adulto in essa contenuto, rimarrà in parte sporgente. Trattandosi di insetti in cui gli adulti sono buoni volatori l'infestazione può originarsi sia con l'arrivo di materiale infestato sia tramite il volo diretto degli adulti. n.b. Il testo sulle tarme presentato è liberamente ispirato a: E. Tremblay, Entomologia applicata, volume secondo, parte seconda, pp.52-53. Liguori Editore. »


E poi ci sono i tarli. « Il tarlo è un coleottero che si nutre di legno sia duro che tenero ed attacca sia la parte interna che esterna, indistintamente, di un mobile. In Italia, con l'importazione del legno, sono comparsi anche tarli appartenenti a specie esotiche. L'Anobium Punctatum è il tarlo più conosciuto, attacca i mobili, le sue larve vivono nel legno, scavano profonde gallerie e producono granelli di polvere chiara che poi fuoriesce da piccoli fori tondi. Quando succede questo significa che il tarlo è già uscito ed ha già infestato il mobile. Il tarlo Anobium è comunemente chiamato "Orologio della morte" per il caratteristico rumore che produce: durante la notte può capitare di sentire un ticchettio provenire da un mobile, e questo è il segnale che ci avverte che siamo in presenza di un tarlo maschio, Xestobium Rufovillosum, che lancia richiami amorosi battendo il capo contro il legno. Il tarlo esotico Lyctus Brunneus produce un'infestazione a chiazze e rimane invisibile sino a quando, solo toccando e facendo pressione con le dita, il legno si sbriciola. Predilige la parte tenera dell'asse tralasciando quella scura e dura. Se troviamo un foro ovale, siamo in presenza del tarlo Hylotrupes Bajulus, assai pericoloso, in quanto predilige le travi dei tetti producendo danni capaci di far crollare la struttura.»Le termiti da noi non sono ancora arrivate, meno male. Però non è detto, con i cambiamenti climatici in corso può succedere di tutto.



Anche il riso ha i suoi parassiti; da semplice consumatore (e non da coltivatore)qualche giorno fa mi sono imbattuto nel punteruolo del riso, "Sitophilus oryzae": depone l'uovo dentro il chicco, e poi - anche se può sembrare incredibile - la larva cresce dentro il chicco di riso secco, per poi uscirne sotto la forma di un insetto nero decisamente bruttino, questo qui sotto.

il baco della ciliegia e altri bachi sono qui

1 commento:

Giuliano ha detto...

mi accorgo di aver dimenticato gli Antreni, che da adulti sono simili a piccole coccinelle color sabbia; se li vedete per casa è probabile che ci sia da qualche parte la larva, che mangia la lana e altri residui di origine animale.
Al momento non posso mettere le immagini perché Blogger ogni giorno si inventa qualcosa per rompere le scatole a chi scrive, ma se si va sul sito di Luciana Bartolini indicato nel testo, e si cerca ANTHRENUS si vedranno tutte le immagini, larva e adulti.