mercoledì 22 luglio 2009

Giotto


La Cappella degli Scrovegni, a Padova, non è certo un capolavoro di architettura. Sembra di entrare in una scatola da scarpe, però con il soffitto fatto a volta. E che volta: il cielo stellato, dipinto da Giotto! E' uno di quei capolavori che danno le vertigini, quando si entra nella Cappella degli Scrovegni ci vuole sempre un po' di tempo per riprendersi. E' qualcosa che va al di là dell'abilità pittorica, o del concetto di "arte" e di "cultura" . E' un'emozione.
Le anime insipide pensano che arte e cultura siano due parolacce, sinonimo di noia e di libri di scuola, e di professori noiosi e di interrogazioni; qui dentro possiamo lasciarle semplicemente da parte, insieme a tutte le altre parole. Possiamo guardarci in giro, trovare un particolare da studiare con cura, poi chiudere gli occhi, poi girarci a cercarne un altro. E così via, finché ci lasciano stare lì dentro, dentro questa scatola di meraviglie vecchie di 700 anni.
Dopo una mezz'ora, abbiamo rubato abbastanza magia per provare ad avere una visione d'insieme. Eccola dunque, la scatola di scarpe meravigliosa: alle nostre spalle, sopra la porta d'ingresso, il Giudizio Universale: in basso diavoli e dannati torturati, in alto la schiera delle anime beate e in mezzo Gesù come giudice. Di fronte a noi, all'altra estremità, la cappella vera e propria. Ai lati, a destra e sinistra, sulle pareti, c'è tutta la storia di Gesù: si parte da sant'Anna e san Gioacchino fino alla fuga in Egitto, e così via. In basso, vizi e virtù - ma come ombre, non più a colori.
Un incanto. Verrebbe da sedersi per terra, e star lì a godersi lo spettacolo. O magari, addirittura, sdraiarsi con la schiena sul pavimento e perdersi nel cielo stellato - ma i custodi non me lo lascerebbero fare, e poi, via, ho già una certa età, non sono un bambino, sono un signore alto e distinto con un cappotto nero e col cappello, mica posso più permettermi certe cose.
(1995)

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