Di tutti i Santi raffigurati dai pittori, San Gerolamo è uno dei più facili da riconoscere, anche per chi non ha una grande cultura specifica. Viene quasi sempre raffigurato come un vecchio, nudo o poco vestito, con un libro in mano e un leone al fianco. Il leone è mansueto, e il libro lo sta scrivendo il Santo, che è importantissimo perché fu il traduttore della Bibbia in latino, partendo dagli originali in ebraico e aramaico; traduzione che si usa ancora oggi e che è detta Vulgata.
San Gerolamo, che era di origine dalmata e visse tra il 347 e il 420,viveva nel deserto: è per questo che nei dipinti viene ritratto così. Viene, in ordine cronologico, subito dopo Sant'Antonio Abate (egiziano, 250-356 d.C.) che è il fondatore del monachesimo cristiano; a lui si ispirarono i Padri del Deserto, che nel deserto, per l'appunto, vivevano essendosi ritirati dal mondo.
Ogni volta che vedo un quadro con San Gerolamo, penso che sarebbe bello, con tutto quello che ci tocca vedere e sopportare, poterlo fare ancora. Andare nel deserto e ritirarsi dal mondo, intendo: ma oggi nel deserto ci corrono il Camel Trophy, e in ogni caso dopo pochi giorni arriverebbe una troupe tv per cercarti e magari per intervistarti... Insomma, anche il deserto non è più quello di una volta. Pazienza, verrebbe da dire: che è certo una virtù non delle persone comuni ma dei Santi; e neanche di tutti, a guardar bene.
(Questo San Gerolamo qui sotto è opera del Caravaggio)
(24 dicembre 2003)
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