giovedì 16 luglio 2009

Viale Zara

Guardo giù da un balcone di viale Zara, al sesto piano di un palazzo. Viale Zara, uno degli ingressi nord di Milano, è una delle vie che più hanno contribuito al luogo comune di Milano come capitale del cemento; eppure qui sotto, sotto al balcone, ci sono due belle villette basse, a due piani, con giardino. O forse erano belle una volta, oggi sono un po' anemiche e impolverate, grigie come tutto quello che c'è intorno. Provo a mettere insieme le mie informazioni: questo palazzo è stato costruito negli anni '40, e le villette sono state costruite prima, senza dubbio. Quindi, per spiegarne la presenza (con quel che costa un terreno in questa posizione!) bisogna riandare almeno agli anni '30. A quell'epoca, qui era davvero periferia; non c'era tutto questo cemento, c'erano prati e alberi sani e robusti, non come quelli che ci sono oggi. I signori che costruirono qui queste villette stavano con ogni probabilità fuggendo dal caos del centro, e avevano scelto una zona quieta non troppo lontana; oggi chi fa questo ragionamento deve andare in Brianza, nel comasco o nel varesotto. Dai trenta ai cinquanta chilometri... Chi si muove un po' per queste zone sa che ormai da Milano verso la Svizzera è molto difficile trovare una zona libera da cemento e asfalto. Milano è ormai un'enorme città che si estende per più di 50 Km, un po' come Il Cairo o Calcutta; e il modello Milano si sta rapidamente estendendo anche a città che ne erano immuni, un tempo: basti vedere Parma e i dintorni. Ancora oggi, e nonostante tutto, c'è chi pensa ancora che costruire case e aprire nuove strade sia un progresso, anzi il progresso. Ci si abitua subito al peggio, e lo si dà rapidamente per scontato. Milano, il cemento di Milano, i palazzoni di Milano... eppure non era obbligatorio che finisse così; e, soprattutto, non era obbligatorio che Milano, questa Milano di cemento e asfalto, diventasse il modello di riferimento per tutte le periferie e tutti i paesi da qui fino alla Svizzera, e magari fino a Parma, a Torino, a Venezia. Un cancro, più che un modello di riferimento...
(Giuliano, 23 agosto 2004) (i disegni di Elfo, molto fedeli, vengono da Alterlinus del settembre 1980: i milanesi di oggi possono confrontare e constatare: non c'è mai un limite al peggio)

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