Arturo, vedendo un quadro di Fontana, una tela rosa con un taglio verticale, gli domandò: « E' il ritratto della sua signora? » Che gaffe. Non sapeva che il nostro anfitrione era scapolo.
(Marcello Marchesi, da "Il malloppo")
Non sono così birichino come il personaggio di Marcello Marchesi, che aveva le sue buone ragioni per riconoscere qualcosa di femminile in quella tela rosa, ma Fontana è davvero un pittore che dà emozione. Non quel tipo di emozione, ma forse qui ci vorrebbe Freud con i suoi discorsi sul rapporto fra arte e libido... No, troppo complicato: meglio lasciar perdere e guardarsi (godersi?) il lavoro di Fontana. Intanto, le date: che sono sempre importanti. I suoi tagli ("Concetti spaziali") sono degli anni 40-50. Ne è passato di tempo! Allora avevano il valore (e il gusto) della provocazione; e forse di una provocazione c'era bisogno, a quei tempi, soprattutto se fatta da un artista del valore di Fontana, già grande e famoso sia come pittore che come scultore. Oggi, cinquant'anni dopo, o forse anche sessanta, le Biennali e le Triennali sono piene di "artisti provocatori". Cosa ci sia ancora da provocare dopo sessant'anni, dopo la pop art e tutto il resto (piercing e tatuaggi compresi), è per me un mistero. Non lo so, ma gli "artisti provocatori" del XXI secolo, a quel che leggo, guadagnano grosse cifre e possono fare a meno di andare a lavorare in fabbrica o mettersi alla cassa di un supermercato, per di più come precari.
Per parte mia, lascio volentieri ai galleristi i Damien Hirst e i Cattelàn. Che ci facciano tutti i danari che vogliono: io intanto faccio scorrere qualche immagine del lavoro di Lucio Fontana, grande artista e fine seminatore di dubbi.
venerdì 24 luglio 2009
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