Quand'ero piccolo, qui veniva il circo. Lo spazio c'era: proprio il circo con gli elefanti e tutto lo zoo, giraffe e cammelli compresi, oltre a tigri e leoni. Di circhi così oggi non se ne vedono più, e ovviamente non erano mai circhi famosi, perché il paese era piccolo; ma penso che all'epoca, per il padrone del circo e per chi ci lavorava, valesse la pena di venire fin qui e di occupare un prato qualsiasi, un paio di volte all'anno.
E poi capitava anche un altro fatto, ancora di quelli un po' piacevoli e un po' sconcertanti: sempre un paio di volte all'anno arrivavano le pecore. Un gregge intero, che si accampava sui prati: mi svegliavo la mattina e sentivo belare, e mi chiedevo chi era quello spiritoso giù in strada che imitava così bene il verso della pecora... Invece no, erano pecore vere; e con i pastori, i cani e gli asini che portavano gli agnellini appena nati dentro delle sacche, nella sella. Le pecore invadevano placidamente tutto il terreno circostante, e anche la strada e i giardini, se appena potevano. Si fermavano poco e poi andavano via in giornata, per poi tornare al cambio di stagione.
Il fatto è qui non siamo in campagna, ma in piena zona industriale, non molto lontani da Milano; e queste cose succedevano tanti anni fa, diciamo trenta. Trent'anni fa il posto dove c'erano gli orti e un prato è stato comperato da una Ditta qui vicina, che ci ha fatto un posteggio per i dipendenti; e sul prato dove andava il circo prima hanno costruito una casa, poi hanno ampliato le scuole, e infine è arrivata l'antenna della Sip (pardon, della Telecom) per i telefonini cellulari. Infine, poco tempo fa, hanno costruito ancora: quattro appartamenti piuttosto belli in un edificio discreto, che ha lasciato fuori dal suo territorio una piccola porzione di prato residua, quella che dava sulla strada. Il circo non è più di moda (che razza di espressione! eppure è così...), e lungo il percorso che facevano le pecore per venire giù dal lago oggi di sicuro ci sono strade e case, asfalto e cemento, a rendere impossibile il loro tragitto. (Le pecore ci sono ancora, e sembra anche che siano fonte di reddito, sicuro ma faticoso).
Io quel pezzetto di prato lo vedo già asfaltato. Non lo è ancora, ma hanno già cominciato a posteggiarci le automobili. Ed è logico, spiega la gente con un'alzata di spalle: cosa vuoi fartene di quel pezzetto di prato, che ci crescono solo le erbacce e nessuno le taglia nemmeno più? Ma non vedi com'è brutto? E' il posto ideale per un parcheggio, che ce ne è tanto bisogno; e ovviamente, a questo punto, è forse giusto così. Così capita con tante cose, che peggiorano lentamente e poi ci si abitua: ma sì, dai, l'albero è secco... la siepe è così brutta... Ma prima, prima era diverso: e io lo so perché vivo qui da una vita, ma non è così per tutti. Il mondo peggiora lentamente, giorno dopo giorno; e spesso è difficile accorgersene.
(Giuliano, 1 marzo 2004) (fotogramma da "Nel corso del tempo" di Wim Wenders)
Longlegs – Oz Perkins
1 ora fa
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