A Como si dedica una parte dei giardini del lungolago a Sergio Ramelli, un ragazzo di 18 anni ucciso nel 1975 da estremisti di sinistra. In città ci sono reazioni aspre; il direttore del quotidiano locale, "la Provincia", scrive un articolo di fondo nel quale stigmatizza chi si permette di dare "lezioni di democrazia" e invece, secondo lui, non ne ha il diritto.
All'inaugurazione è presente tutto il vertice di Alleanza Nazionale, o quantomeno tutti quelli che potevano venire; e sono tutti molto offesi con chi ha osato mettere in discussione la loro decisione.
Ma le perplessità sono d'obbligo: è un fatto triste ma ormai lontano nel tempo, e oltretutto Ramelli viveva a Milano, e non a Como, e a Milano è successo il fatto; e forse a Como c'erano altre persone da ricordare.
Ma Como è un posto dove succedono cose strane, e non da adesso. Per esempio, Palazzo Terragni.
Quando andavo a scuola, nel mio corso di studi non c'era Storia dell'Arte; però il nostro professore di lettere ogni tanto si faceva prendere la mano e parlava di architettura, e andava avanti magari per un'ora intera. Dev'essere così che sono venuto a sapere che a Como c'è uno dei punti fermi dell'architettura del '900, che si trova su tutti i testi di Storia dell'Arte: si trattava di Palazzo Terragni, opera dell'architetto comasco capostipite del Razionalismo. Il professore aveva anche spiegato dov'era, vicino alla stazione di Como Lago, in Piazza del Popolo. Di lì ci passavo spesso, perciò mi chiedevo dove mai fosse questo capolavoro che non avevo notato. Poi ho capito: era il palazzo sede della Guardia di Finanza! Sono sbalordito ancora adesso, dopo quasi trent'anni: più che altro, sembra il capostipite dell'architettura di Quarto Oggiaro... (e lì vicino c'è il Duomo col Broletto, a renderlo ancora più brutto ). Ma passi: poi mi sono informato, il razionalismo è stato una reazione al Liberty, lo stile floreale con i suoi eccessi nell'altro senso (eccessi di decorazione, per esempio). Insomma, la cosa aveva un suo senso storico e ci poteva stare.
C'era un piccolo particolare del quale allora ci si vergognava: il palazzo fu costruito come "casa del fascio", negli anni '30, e il nome "Palazzo Terragni" , oltre a rendere omaggio al nome dell'architetto, serviva un po' a nascondere questa sventura iniziale.
Da 5-6 anni, invece, sul "monumento" (sempre sede della Guardia di Finanza) hanno messo un cartello turistico, di quelli gialli che segnalano l'interesse storico-artistico, molto utili soprattutto per quelli come me che non hanno una grande cultura. Il cartello dà molte informazioni, su Terragni e sul Palazzo. Quello che mi disturba, anche per la stupidità della cosa, è che se lo si guarda da lontano si legge solo una cosa: non il nome dell'architetto, ma "casa del fascio", scritto in grassetto a caratteri cubitali.
Non mi disturba che si ricordi la destinazione originaria, ci poteva anche stare: ma, per quanto riguarda la Storia dell'Arte e l'importanza dell'edificio, la destinazione originaria è assolutamente ininfluente. Poteva essere una scuola, una biblioteca, una caserma: è lo stile architettonico che importa.
Ma Como è sempre stata un covo di nostalgici, è molto facile sentire gente che parla di come si viveva bene a quei tempi là, "che non c'era la delinquenza che c'è adesso". Questi discorsi li ho sentiti fin da bambino, ma speravo che col tempo il ventennio fascista rimanesse solo una pagine triste sui libri di storia. Rimangono invece, e si rinnovano sempre, il dispiacere, il disgusto, la preoccupazione per il futuro...
(Giuliano, 1 luglio 2003)
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