giovedì 23 luglio 2009

Toti Scialoja

Rileggere Toti Scialoja è sempre un piacere. Comincio con la sua gatta:Sulla tettoia passa senza peso
la gatta grigia nella luce fioca;
vedo da sotto lo zampino sceso
che preme contro il vetro e s'apre rosa.
Proseguo col serpe:Il serpe sovente è alle prese
con una scarpetta celeste:
non farsi schiacciare la testa
è il minimo delle pretese.

E questo è uno scioglilingua degno di Bruno Munari:Cerco l'ago nel pagliaio
cerco l'ego nel migliaio
cerco l'ergo nel bisbiglio
cerco l'agro nell'intruglio
cerco il largo nel risveglio
cerco il drago nel vermiglio.


Però se prendete l'enciclopedia e cercate Toti Scialoja, sotto il suo nome troverete scritto: Pittore. Per la precisione: "Pittore, scenografo e poeta. Legato alla scuola romana, dopo il 1945 si legò all'astrattismo. Le sue poesie sono sapienti variazioni sul nonsense". Prima pittore, e poi poeta... Che peccato! Io rovescerei volentieri l'ordine delle parole: un poeta, che faceva anche - con grande bravura e grande successo - il pittore.C'è un ramo che sporge sul lago
di Como, sospeso a quel ramo
un ragno si specchia nel lago
ma l'onda morente di un remo
increspa, col ragno, nel lago
quel ramo del lago di Como.

(tutte le poesie di Scialoja sono state pubblicate in libro, in tempi diversi e con diversi editori: però bisognerà cercarle, e magari se le chiedete in libreria vi guarderanno male perché non sanno nemmeno che esistono - mala tempora currunt...)

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