giovedì 16 luglio 2009

Il mangialegno

Ho eliminato dalla cantina un vecchio scaffale pericolante. Siccome le spalle dello scaffale erano alte due metri ed erano piuttosto ingombranti, ma erano di un bel legno chiaro e robusto e potevano venir buone a qualcosa, le ho sistemate in via provvisoria là dove potevano stare senza dar fastidio: in giardino, appoggiate al garage.
Qualche giorno dopo (quanta polvere che si mangia nelle cantine! poi per un po’ ti passa la voglia di lavorare...) sono sceso a trafficare di nuovo in giardino, e mi sono trovato a tu per tu con un ospite molto deciso: un insettone volante, nero nero e dall’aspetto deciso, che non sembrava avercela con me ma piuttosto con quel che restava del mio scaffale smontato.
L’ho osservato meglio che potevo: famiglia delle api, forse un bombo, ma al contrario del bombo che è lento e pacioso, e metodico nell’interessarsi soltanto dei fiori, questo insettone nero era duro, coriaceo, dalle ali nere e tese, dure anch’esse e dal volo molto rumoroso. Il legno dello scaffale pareva interessargli molto, ed era evidentemente disturbato dalla mia presenza che gli impediva di fare qualsiasi cosa. Cosicché l’ho lasciato stare, e sono andato in casa a prendere il libro che consulto sempre quando mi vengono di queste curiosità.
Il mio bombo-moscone-calabrone nero si chiama xylocopa violacea; la “Guida agli insetti d’Europa” di Michael Chinery (editore Muzzio) lo mette tra le api e lo descrive così: « xylocopa è un genere che comprende grandi api nere che di solito hanno brillanti riflessi violacei sulle loro ali scure. Scavano il legno morto e sono note come api legnaiole.» .
Dalle mie nozioni di chimica so che il legno è fatto di cellulosa, e che la cellulosa – in sostanza – è uno zucchero molto complesso. Un molecolone enorme, così grosso che il nostro intestino non lo può digerire: ma i tarli, le termiti, e lo xylocopa sì. Se avessimo gli enzimi giusti, anche noi potremmo mangiare il legno, e credo che sarebbe una delizia: ma il Signore nella sua lungimiranza ci ha destinati ad altro.
Quel legno del mio scaffale doveva essere buonissimo. M’era venuta la tentazione di assaggiarlo, ma – che tristezza – io non sono uno xylocopa, non solo non posso volare ma non so nemmeno digerire il legno; e non saprò mai che sapore ha, e che differenza passa tra il faggio e il pioppo in termini organolettici. Beh, pazienza, sarà per la prossima vita: ma a dire il vero mi sono prenotato come ape, ape comune o magari bombo vista la mia stazza attuale: passare la vita volando di fiore in fiore mi sembra un bel destino e un bel lavoro, ma chissà cosa ne pensano le api vere. In fin dei conti, finché non si prova non si sa a che cosa si va incontro, come direbbe Er l’Armeno (vedi Platone, La Repubblica).
(Giuliano 19 giugno 2007)

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