Correva l'anno 1987 quando feci il mio primo incontro con il cinema di Peter Greenaway. Il film si chiamava "Il ventre dell'architetto", ed era bizzarro e intelligente, ricco di immagini e di idee. Non sapevo ancora che Greenaway in seguito avrebbe girato film ancora più strani, ma il motivo per cui me ne ricordo oggi è un altro.
Il film racconta di un architetto americano (l'attore Brian Dennehy) che vuole allestire da anni una mostra sull'architetto francese Boullée (1728-1799), famoso per il suo talento ma anche per non aver mai costruito nulla. Finalmente gli si offre l'occasione che cercava, e qui inizia il film; ma siamo a Roma e il nostro architetto incontra ostacoli e difficoltà, non ultima l'ostilità di un gruppo di architetti romani "di destra" che gli scippano i fondi per la mostra e li dirottano su una retrospettiva dell'architettura del Ventennio. Non starò qui a raccontare tutto, anche perché i film di Greenaway non vanno raccontati ma visti (e anche ascoltati, nel senso della musica), vista l'enormità del suo talento visivo; però l'apparizione nel film di questo gruppo di "architetti fascisti" mi sembrò un po' improbabile, in quel 1987. Ricordo di aver pensato che era un espediente un po' forzato per dare al film la svolta che Greenaway faticava a trovare; e invece il regista inglese aveva visto lontano, e oggi lo sappiamo bene.
Per esempio, in questi giorni a Como si parla molto della mostra sul centenario dell'architetto Terragni.
Terragni è il fondatore dell'architettura razionalista, e per questo è ricordato dalla Storia dell'Arte. E chi se ne frega, direbbe l'italiano medio cresciuto con cura da Mediaset negli ultimi vent'anni; oltretutto, ricorrenze anche più importanti passano del tutto inosservate. Ma a Como di personalità importanti ne sono nate davvero pochine, tanto è vero che la massima gloria cittadina è ancora Alessandro Volta. Ogni tanto si tira fuori il calciatore Meroni, che giocava 40anni fa nel Torino e morì giovanissimo in un incidente stradale, e poco più. Gira e rigira, la città è piccola e gli argomenti sono sempre i soliti; e Terragni è uno di questi, ma non è che l'architettura, soprattutto quella del Novecento, goda di grande fascino popolare e richiami folle di turisti, nemmeno se si tratta del Bramante. Dov'è dunque il fascino del peraltro bravo Terragni? A cosa si deve l'attrattiva che esercita sugli assessori lariani? Presto detto: Terragni lavorò nel famigerato Ventennio, e il suo capolavoro conclamato è la "casa del fascio", in Piazza del Popolo a Como. Se volete vederla, è ancora lì: ospita la Guardia di Finanza e certo ha la sua rilevanza storica, ma se proprio volete farvi un giro a Como, a mio parere, prima andate a cercarvi il Duomo, il Broletto, San Fedele, Sant'Abbondio, Piazza Cavour e il lago...
(Giuliano, 5 maggio 2004)
Fabrizio RAVANELLI
16 ore fa
2 commenti:
le architetture di terragni saranno state commissionate dal regime fascista (come del resto quelle della gran parte dei suoi contemporanei)ma rimangono un'altissima espressione dell'architettura razionalista e modernista italiana, e possiedono uno straordinario equilibrio geometrico esprimendo il risultato di una ricerca molto personale, sottile e poetica
personalmente ritengo che siano meritevoli di una visita e di una attenta considerazione, e lo affermo pur essendo politicamente avversa a qualsiasi forma di fascismo e radicalmente estranea ad ogni manifestazione politica che muova anche debolmente verso destra
un saluto
lei sta ripetendo una serie di luoghi comuni che ascolto ormai da quarant'anni. Il mio post qui sopra è un invito a pensare: il lavoro di Terragni è servito da giustificazione per tutti gli orrori della speculazione edilizia. Che poi gli intenti di Terragni siano stati lodevoli, questo è un altro discorso: personalmente, Palazzo Terragni a Como lo ritengo - fin da quando avevo 14 anni e non sapevo ancora niente di niente - una delle cose più brutte che mi sia capitato di vedere: una caserma, pensavo.
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